Che cos’è la grafologia?


Con il termine grafologia, stando al significato attribuitole dall’Enciclopedia Treccani, si intende una “[…] scienza che si propone, in campo psicodiagnostico, di rivelare il carattere e le condizioni psichiche e morali di una persona attraverso l’esame della sua scrittura […]”. È dunque molto più che una semplice osservazione dell’atto scrittorio, come il termine stesso, almeno etimologicamente, potrebbe far pensare; essa è invece studio, ricerca di quella che potremmo definire “l’interiorità della scrittura”.

Il gesto più espressivo e complesso dell’essere umano, la grafia, è senz’altro uno strumento essenziale di comunicazione cosciente in quanto tramite essa si comunicano pensieri, esperienze, emozioni, ma è altresì strumento di comunicazione non-cosciente: tramite la scrittura, infatti, quando essa non è più un mero atto ma diviene gesto grafico, cioè spontaneo (non più soggetto a controllo perché ormai appreso), viene rivelata la persona nel suo complesso di fattori affettivi, intellettivi, relazionali.

La scrittura, dunque, è anzitutto movimento, il quale non richiede soltanto la partecipazione della mano e del braccio ma dell’intero individuo nelle sue componenti consce ed inconsce (tutto il nostro cervello, durante l’azione, è impegnato in questa attività). Anche le modalità del camminare, del parlare, del ridere, del gesticolare sono comportamenti espressivi dell’uomo, i quali raccontano inevitabilmente qualcosa di noi. A.R. Lurija, medico e fondatore della neuropsicologia, aveva affermato la complessità del processo grafico sostenendo la possibilità che esso coinvolgesse non un settore specifico della corteccia cerebrale, ma diversi settori corticali in cooperazione tra loro.

In sostanza, si potrebbe definire la grafologia come una scienza sperimentale che osserva l’uomo olisticamente, tramite la sua espressione grafica che, come una sorta di encefalogramma, rileva la personalità nel suo complesso di costituzione biotipologica, tendenze temperamentali, caratteristiche psicologiche e caratteriali. La scrittura, è doveroso ricordarlo, non è un complesso di segni statici, definiti una volta per tutte; è invece in continua evoluzione, perché l’essere umano è in continuo mutamento, e dunque accompagnando i cambiamenti psicologici e intimi dell’individuo essa diventa un “ritratto perfetto dell’esperienza di vita di ciascuno”. Avvicinarsi a questo studio implica dunque un “mettersi in cammino” verso la scoperta di sé e permette di cogliere più da vicino la complessità e l’unicità di ogni essere umano; tramite l’osservazione e l’analisi di scritture la grafologia, consentendo alla persona di ri-contattare il vissuto personale con maggiore consapevolezza, diviene una bellissima occasione di crescita personale e relazionale. 

“La scrittura è la pittura della voce.”
Voltaire

Dalla seconda metà del Cinquecento molti studiosi e letterati si sono interessati allo studio della scrittura, legandolo in particolare alla fisiognomica e alla filosofia. Tuttavia, è solo quando viene confermato il legame tra la neurofisiologia del gesto grafico e il comportamento individuale che la grafologia si afferma come scienza.  Per molto tempo, infatti, la grafologia è stata considerata al pari di una scienza esoterica, per motivazioni storico-culturali che in questa sede è dispendioso approfondire, e ancora oggi è diffusa in Italia una sua scarsa considerazione. D’altronde le scienze umane, occupandosi dell’uomo e della sua psicologia, sfuggono più facilmente a una classificazione rigorosamente scientifica. Se tuttavia intendiamo correttamente il significato di scienza (l’epistemologia contemporanea ha modificato il concetto tradizionale di scienza affermando che ciò che rende una disciplina tale è l’approccio critico alla conoscenza-Karl Popper). la grafologia vi rientra a buon diritto. Essa rispetta, infatti, tutti i criteri previsti a livello epistemologico, quali: – possedere un oggetto di conoscenza (la scrittura) – formulare un predicato primitivo o ipotesi di base (la scrittura è un comportamento ed è descrittivo dell’intera persona) – rispondere a criteri di protocollarità: significa che ogni osservazione successiva dell’oggetto va valutata e verificata in relazione al predicato (Il metodo che utilizza la grafologia è preciso e oggettivo, e permette la verifica e la controllabilità dei risultati delle indagini grafologiche. Naturalmente le capacità intuitive del singolo grafologo rimangono essenziali ma sono sempre supportate dall’oggettività del metodo) – interdisciplinarietà: le scienze è necessario si sottopongano a reciproca verifica e confronto (la grafologia si pone, e deve farlo oggi più che mai, in relazione con altre scienze che studiano l’uomo, quali la psicologia, la caratterologia, la fisiologia, la neuropsicologia, etc.).

Se dunque è da tempi lontani che si parla della scrittura e del suo legame con le istanze temperamentali e caratteriali della persona (un tempo, al pari di altre discipline divenute poi scienze quali la psicologia e la medicina, si riteneva la scrittura legata all’emanazione di un messaggio divino e fino a metà dell’Ottocento si riteneva che l’esame del gesto grafico rivelasse la religiosa anima dello scrivente) è tuttavia tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento che si sviluppa in Europa un movimento culturale entro cui la grafologia inizia ad assumere rilievo: in Francia, nel 1830, ad opera dell’abate Jean Hippolyte Michon, nasce la prima Società Grafologica e la prima Scuola di grafologia. Seguiranno poi altre figure importanti le quali, in ambiti e Paesi diversi, ciascuna con le proprie sensibilità specifiche, contribuiranno allo sviluppo scientifico di questa disciplina: vale la pena citare Crépieux-Jamin, Robert Heiss, Ludwig Klages, Max Pulver, Rudolph Pophal, Robert Saudek.

In Italia la grafologia si afferma ad opera di un frate francescano, Padre Girolamo Moretti, che nel 1914 pubblica il primo Trattato di Grafologia codificando e sistematizzando le sue intuizioni grafologiche in un sistema basato su 100 segni grafici e le loro varie combinazioni. Fin dall’inizio della sua attività egli cerca di formare validi collaboratori che lo aiutino nelle sue ricerche e nelle sperimentazioni.

La cosa interessante, a mio avviso, è che studiosi diversi, in tempi e luoghi lontani tra loro, ignorandosi a vicenda, sono arrivati alle medesime conclusioni grafologiche, anche se con alcune differenze interpretative.

In Italia sono molte le scuole in cui la grafologia viene insegnata: dal 1977 è operante presso l’Università degli Studi di Urbino la prima Scuola di grafologia, la quale un tempo era denominata Scuola superiore di studi grafologici, poi trasformata nel 1988 in Scuola diretta a fini speciali. Successivamente, nell’anno accademico 1997-98 divenne Corso di diploma universitario in Consulenza grafologica (“laurea breve”), e con l’anno 2001-2002 divenne Corso di Laurea Triennale in Tecniche grafologiche. Nel 2006 il corso di Laurea venne disattivato per lasciare il posto al Master Universitario interfacoltà di primo livello in Consulenza grafologica peritale e professionale.

Recentemente, il 19 dicembre 2018, è stata firmata la convenzione con l’Università di Urbino per l’istituzione di un Master triennale di Alta formazione in Consulenza grafologica.

Fuori dal panorama italiano la grafologia ha sempre goduto di ottima considerazione: in Francia, nel 1971, la società grafologica francese era stata dichiarata dal governo “di pubblica utilità”, e in altri paesi europei ed extra europei è prassi ormai consolidata avvalersi del grafologo, specie in ambito professionale, ad esempio per gestire assunzioni, spostamenti o avanzamenti di carriera, etc., in enti o aziende pubbliche e private (ad esempio in Germania, Stati Uniti, Canada, Israele, con un 62% di aziende svizzere e l’82% di aziende francesi che usufruiscono di tale servizio).

Indubbiamente ha contribuito e contribuisce tuttora a creare scetticismo e confusione rispetto a questa scienza l’operato di certi sedicenti grafologi, i quali approfittano dell’attuale mancanza di un albo per improvvisarsi tali senza alcuno studio o formazione adeguati. Vi sono comunque associazioni in Italia che cercano di far fronte a queste necessità garantendo formazione adeguata presso scuole accreditate e il continuo aggiornamento (due delle più conosciute a livello nazionale: AGI e AGP).

Qui sopra Padre Girolamo Moretti e la sua grafia